La stilettata del direttore sportivo nei confronti di quei giocatori che ancora antepongono il singolo al gruppo
Martedì mattina la società SSC Bari ha fatto sentire la propria voce a distanza di un giorno dalla bruciante sconfitta con la Ternana mandando in conferenza stampa il ds Giancarlo Romairone. Un risultato che è costato l’allontanamento dalla vetta di ben 7 punti, pur tenendo conto che la formazione umbra ha disputato una partita in più. Oltre al punteggio negativo, la partita persa al San Nicola ha evidenziato come la squadra di Lucarelli sia momentaneamente superiore a quella di Auteri in termini di compattezza, idee e cattiveria agonistica.
Contro le Fere c’è stato anche qualche segnale di nervosismo. Non è passato certo inosservata la reazione polemica alla sostituzione di Simone Simeri, richiamato in panchina nelle fasi iniziali della ripresa e uscito polemicamente senza stringere la mano a Montalto, il compagno che stava per prendere il suo posto in campo (il caso è poi stato spento sul nascere da una storia su Instagram dell’attaccante siciliano). Difficile dire se il numero 9 ce l’avesse con Cassia per la sostituzione o fosse arrabbiato con sé stesso per non essere riuscito a incidere, ma di fatto non ne è venuta fuori una scena così edificante.
Su questo atteggiamento, pur non nominando il diretto interessato, il direttore sportivo Romairone nel corso della conferenza è stato categorico insistendo più volte sul concetto di gruppo, di armonia ancora da trovare. E alcune parole fanno davvero riflettere: “Voglio che tutti capiscano che conta che vinca il Bari, sia che giochi uno o 90 minuti. Chi poi non sarà all’altezza, chi non sarà in grado, chi pensa che debba giocare tutte le partite sappia che manca solo un mese e mezzo al mercato di gennaio e faremo le valutazioni necessarie”. Se non è un ultimatum, poco ci manca.