A distanza di una settimana non accenna a diminuire l’amarezza per la mancata promozione in Serie A, sfumata all’ultimo istante dell’ultima partita della stagione

La pioggia che scende a grappoli, i cori di uno stadio intero che sogna, il gelo che cala all’improvviso dopo la zampata vincente di Pavoletti a tempo praticamente scaduto: sembra passata appena qualche ora, ma in realtà è trascorsa già una settimana. L’amarezza in casa Bari non passa, inutile girarsi troppo intorno: si possono fare tutti i ragionamenti del mondo, ma la mazzata psicologica ricevuta necessiterà di tempo per essere smaltita.

Resta, a prescindere da tutto, l’orgoglio per averci provato fino in fondo, per essere andati a un passo dal sogno più grande, quello che nessuno aveva il coraggio di pronunciare a voce alta: la promozione in Serie A, da neopromossa, dopo un campionato condotto ad altissimi livelli. Non può di certo essere una sconfitta rimediata all’ultimo secondo contro il Cagliari infatti a cancellare quanto accaduto nell’intero arco della stagione. Una stagione da favola, forse la migliore assoluta dal post era Conte.

Restano le super parate di Caprile, i gol di Cheddira, gli impatti sorprendenti di Benedetti e Morachioli, gli strappi e la fisicità di Folorunsho, la decisività di Antenucci e il rendimento clamoroso del quarantenne Di Cesare. Tutti splendidamente guidati da un allenatore alla prima esperienza in cadetteria come Mignani, tutti splendidamente coordinati da un direttore sportivo destinato a fare strada come Polito. Al di là di quello che sarà nel futuro, i tifosi biancorossi non possono che dire loro grazie dal più profondo del cuore.