L’ex tecnico biancorosso si racconta in esclusiva ai nostri microfoni, tra il passato nel capoluogo pugliese e il futuro ancora incerto
Vincenzo Vivarini e il Bari: un rapporto durato probabilmente meno di quanto sarebbe dovuto essere, ma un legame ancora molto forte e radicato. Il tecnico, subentrato a Cornacchini nelle battute iniziali della stagione 2019/2020 (conclusasi con l’amara sconfitta contro la Reggiana nella finale playoff per la B), si racconta in esclusiva ai nostri microfoni. Dalla sua avventura in biancorosso a un futuro che, dopo la sfortunata esperienza alla guida della Virtus Entella, è ancora all’insegna dell’incertezza,
Mister, che tappa è stata quella di Bari per la sua carriera? Cosa le è rimasto dell’avventura in biancorosso?
“Ho ben capito, vivendola, la realtà di Bari, una realtà di Serie A, una delle realtà più belle nelle quali far calcio. Sapevo della grandezza di questa città ma non potevo immaginare che ci fosse tanta passione, tanto trasporto. Per non parlare della bellezza della città stessa. Sono rimasto piacevolmente sorpreso. Nel capoluogo pugliese si possono fare cose di grandissimo livello, altro che semplice Serie B. Il mio approccio a Bari è stato di grande professionalità e di grande lavoro, ho lavorato tanto perché tenevo a riportare questa realtà nelle categorie a lei più congeniali. Non mi posso dire contento della stagione fatta, qualche pareggio di troppo non mi è andato giù. Avrei voluto vincerle tutte per raggiungere il primo posto con una squadra dal valore alto”.
E’ trascorso quasi un anno dalla cocente eliminazione in finale playoff contro la Reggiana: pensa ancora a quei giorni che portarono al suo addio con il Bari? Perché si decise di non proseguire insieme?
“A fine anno avevo ben chiaro il progetto da sviluppare, per me era indispensabile vincere e di conseguenza era stato questo il pensiero portato alla società e al direttore nel momento dell’ultimo incontro. In quest’anno era necessario far meglio di quanto fatto in quello prima; nella mia idea si sarebbe dovuta mantenere l’intelaiatura della squadra con l’aggiunta di tre o quattro elementi di spessore e solidità. Poi, però, nel calcio si sa che ci sono tante vicissitudini e problematiche e le strade si sono divise. A me è dispiaciuto tanto, ma resta molta stima nei confronti del presidente De Laurentiis, persona a modo, seria e capace. Anche lui merita qualcosa in più. Spero che nel più breve tempo possibile Bari possa risalire”.
In molti, approcciandosi alla realtà di Bari, parlano di eccessiva pressione e di difficoltà nel far calcio a certi livelli: lei è d’accordo? Nella sua esperienza quanto hanno pesato le alte aspettative riposte sulla squadra dalla piazza?
“Quando parlavo di realtà da Serie A, mi riferivo proprio a questa pressione. A Bari si respira aria di calcio vero, fatto con passione e sentimento. Bari, sotto questi aspetti, è una piazza a livello delle prime in Italia. Ben venga questa pressione, ci deve essere e deve essere l’elemento che ti porta in alto. Non può essere un handicap. La Nazionale allora che dovrebbe dire? Ha tantissime pressioni, eppure si diverte. L’importante è fare le cose per bene lavorando con attenzione e professionalità. A me quest’anno è mancato il trasporto di Bari ad esempio”.
Il presente ha il volto di Mignani: cosa ci può dire del nuovo allenatore biancorosso?
“Conosco Mignani, abbiamo fatto il corso di allenatore insieme. Si tratta di un ragazzo serio, anche se come allenatore lo conosco di meno perché non ho avuto modo di giocarci contro e di studiarlo. Gli auguro di fare benissimo”.
E il suo presente? Riparte già da quest’estate?
“In questo momento, come sempre, si sta sul mercato cercando di valutare le diverse soluzioni che magari si vengono a creare. Ho fatto diversi viaggi, diversi incontri, ma ad ora bisogna ancora concretizzare il tutto”.
Qualche preclusione sulla categoria?
“Il problema per gli allenatori sono le scelte che si fanno: nello scorso anno la scelta che ho fatto non è risultata positiva. Per un tecnico è importante il progetto, entrare in corsa è sempre un grosso punto interrogativo perché ti impedisce di razionalizzare il tuo pensiero sulla situazione che si viene a creare. L’ideale sarebbe partire da subito per incidere sulla squadra e sul mercato, avendo così più tempo per preparare il gruppo all’obiettivo da raggiungere. Quest’anno sarò molto più attento sulla decisione da prendere”.
Se DL fosse capace staremmo in A invece siamo ancora in C a giocare i derby con i paesini della puglia
Vi aspettiamo a Taranto 🤛
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