Sette mesi dopo quell’estenuante trattativa, la società biancorossa si ritrova al punto di partenza

“Operazione capolavoro”. Così l’ex direttore sportivo del Bari, Giancarlo Romairone definì l’arrivo di Pietro Cianci in biancorosso dopo una trattativa infinita che coinvolse diversi club, nello scorso mese di gennaio.

In effetti, dopo aver convinto il Teramo e il Sassuolo che detenevano il cartellino del calciatore, toccò al Potenza, squadra in cui la punta ha militato nei primi sei mesi della scorsa stagione. Allora il Bari acquistò Romero dalla Juve Stabia, girandolo ai lucani per avere il lasciapassare per Cianci. Un percorso intricato, ricco di difficoltà che, alla fine, portò al risultato sperato.

E pensare che l’avvio era stato esaltante: tre reti in altrettante partite, tra cui quella bellissima contro il Foggia. Poi, zero acuti e tanti problemi fisici. “Cianci è già nostro” – annunciava il presidente De Laurentiis dopo il derby vinto con i rossoneri, quando in città sembrava essere scoppiata la Ciancimania. A oggi quella frase è come una stilettata nei confronti dei tifosi biancorossi: sì, perché il Bari da quell’operazione capolavoro è rimasto con un pugno di mosche.

Ha perso Cianci, finito al Catanzaro, una diretta concorrente. Ha perso anche Romero per l’irrisoria cifra di 1.000 euro. Ha ritrovato Simeri dopo sei mesi di esilio ad Ascoli dove ha visto poco il campo. Dal punto di vista tecnico, zero risultati. Nessun beneficio economico ha fruttato al club. Insomma, troppo poco per un’operazione capolavoro.