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Il commento: Bari, 113 anni ed il “dovere” di tornare grande

C’è una storia da onorare, una maglia vestita da grandi campioni, una città che aspetta di tornare su un palcoscenico che sente “suo”

Centotredici anni e poca voglia di festeggiare. I tempi sono duri: la pandemia toglie serenità alle giornate, gli stadi sono chiusi, il compleanno del Bari trascorre silente. Ma la città del pallone comunque non lo dimentica. Perchè il compleanno è tempo di bilanci, di ricordi e di nuove sfide. La Bari del calcio, però, rischia di crogiolarsi in un passato spesso glorioso, di commuoversi per una foto in bianco e nero, oppure di sbirciare su youtube una magia di Maiellaro o una serpentina di Joao Paulo, un gol di rapina di Tovalieri o un bolide di Protti o ancora di versare una lacrima ricordando la generosità di Masinga e Ingesson, di riprovare sulla pelle l’adrenalina della squadra di Conte o la libidine di quella di Ventura. Ma sono passati dieci anni dalle ultime magie in serie A. Troppi per un popolo di sognatori che vorrebbe per una volta svegliarsi con un’ambizione coronata o con una gioia non così effimera.

Non si può pretendere tutto e subito. In fondo, che cosa sono due anni e mezzo di gestione griffata dalla famiglia De Laurentiis di fronte ai 113 di epopea spesso in ascensore? Già, ma nel nuovo corso, arrivato con l’etichetta certificata dal tempo di spirito vincente, mezzi e competenza, in tanti vedevano la leva per fermare il saliscendi. Per puntare in alto senza più guardarsi le spalle. Chissà, magari pure per varcare quei confini nazionali che sembrano una chimera insormontabile. Non si può volere tutto e subito, ma avere contezza di progetti e programmi è il minimo. Perchè l’idea che si affaccia con maggiore insistenza nelle menti degli innamorati biancorossi è che forse non si sta facendo l’impossibile per uscire da un torneo definito “infame” da Luigi De Laurentiis per primo. Come spiegarsi lo stallo su un mercato cominciato da due settimane e non preso di petto come fa chi vuole vincere a tutti i costi? La realtà resta quella ribadita più volte. Chi gestisce le sorti del Bari ha per le mani un diamante grezzo, un potenziale di inestimabile valore, una miniera di risorse inesplorate. Ma per non dissipare un patrimonio di simili dimensioni occorre seminare con tutte le forze, con costanza, amore e pazienza. Ma anche con la consapevolezza che uno sforzo oggi varrà milioni di consensi domani. Il regalo di compleanno per il Bari deve essere il massimo impegno a riprendere la gloria. Oggi non c’è gran voglia di festeggiare. Ma il fuoco è sempre acceso. Perchè Bari vuole tornare grande. Anzi, deve.

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