Il tecnico biancorosso non pone dubbi sul traguardo dei galletti. E ricorda il suo recente passato in una piazza dove è scoccato l’amore
Domenica prossima la sfida tra Bari e Teramo al San Nicola metterà Vincenzo Vivarini a tu per tu con il suo passato. Seduto sulla panchina degli abruzzesi per tre stagioni, a cavallo tra il 2013 e il 2016, il tecnico biancorosso racconta di quell’esperienza così appassionata che ha fatto sognare una città portando la squadra fino alla Serie B, poi negata dalla giustizia sportiva: “Io, di solito, comincio a parlare dell’avversario ai ragazzi dal martedì, ma finora non mi viene mai il nome Teramo. – ha raccontato a Il Centro – Faccio fatica a considerarlo un avversario. Il ricordo più bello? Tanti, ma se devo scegliere uno dico che riempire lo stadio di gente è una soddisfazione che non ha prezzo per chi fa questo mestiere con passione. Sono passati poco più di tre anni e sembra un’eternità. Sono comunque affezionato alla città, a tanta di quella gente che mi ha voluto bene”.
Vivarini poi ha spiegato come è stato contattato da Luigi De Laurentiis quando è stato scelto per sostituire Giovanni Cornacchini in panchina: “Mi hanno chiamato i dirigenti e ci siamo incontrati a Cerignola. Ci siamo messi d’accordo in dieci minuti. Per me si tratta di una grande opportunità, conoscevo i giocatori e sapevo che potevano sposare certe idee di gioco. Ho cercato di essere il più delicato possibile nell’impatto per poi inculcare poco a poco i miei dettami”. Bari però ormai sta diventando col passare delle settimane la nuova casa di Vivarini: “Questa è una città di quasi un milione di abitanti e giochiamo in uno stadio straordinario – ha continuato Vivarini – Quest’anno abbiamo una media di 15-16 mila spettatori. Quando ci entri dentro ti senti di fare l’allenatore vero. E’ un onore e una responsabilità giocatore in questo scenario. E poi a Bari ci può essere un solo obiettivo e non può essere la salvezza. Quindi…”