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La riflessione: Bari, il tuo avversario è… il ritardo

I biancorossi sono a -6 dalla Reggina capolista. Ma si pagano i punti persi in avvio

Sembra ancora piena estate a Bari. Eppure, la città del pallone si è risvegliata infreddolita guardando il -6 che separa dalla vetta della classifica. Mai il distacco dal primo posto era stato così ampio. Neppure dopo l’esonero di Cornacchini: all’epoca, in testa c’era la Ternana, con cinque lunghezze più dei galletti. E allora? Il punto di Catania si è rivelato insufficiente? Il ribaltone in panchina non è bastato a far rendere la “corazzata” (come unanimemente definita dagli addetti ai lavori) biancorossa al massimo delle sue potenzialità? Riflettere in tal modo, onestamente, sarebbe fuorviante. Un pareggio a Catania non può essere disprezzato. Tornare imbattuti dal viaggio nella tana di una big annunciata, di una diretta concorrente per la promozione, resta un esito positivo. Nemmeno alle grandi di A si chiede di andare a centrare il blitz in trasferta, al cospetto di una pari grado.

Né, tantomeno, si può contestare la “cura” Vivarini. Lo dicono i numeri: l’allenatore abruzzese è imbattuto, innanzitutto. Ha conquistato 15 punti in sette gare sotto la sua gestione, frutto di quattro vittorie e tre pareggi. Soprattutto, ha affrontato in rapida successione Monopoli, Ternana, Catanzaro e Catania (quattro scontri diretti), passando per trasferte ostiche come Picerno e Avellino. Dato il percorso, il bottino è senza dubbio considerevole. Non solo. Con Vivarini il Bari ha recuperato quattro punti alla Ternana, uno al Potenza, ne ha ottenuti addirittura otto in più di Catanzaro e Catania. Unico neo: ha perso due lunghezze dalla Reggina. Che, peraltro, ha avuto un calendario molto simile a quello dei galletti (anche i calabresi hanno affrontato Monopoli, Ternana, Catanzaro e Catania). Onore al merito amaranto, quindi. Tuttavia, sui pugliesi pesano quei punti alla portata lasciati per strada in avvio: le sconfitte con Viterbese e Francavilla, su tutte. Perché in C i passi falsi contro le cosiddette “piccole” costano carissimi. Lo stesso pareggio interno con la Reggina. Perché gli scontri diretti in casa vanno sfruttati.

L’avversario principale del club di De Laurentiis, dunque, è stato il “ritardo”. Il tempo perso con un tecnico che evidentemente non è riuscito ad infondere un’identità spiccata al gruppo: pecca che ha condizionato pure il mercato, imbastito sull’idea che i moduli di riferimento fossero principalmente il 4-3-3 o il 4-4-2. Il Bari, invece, ha trovato il suo equilibrio con il 3-5-2 ed attualmente si ritrova con un numero eccessivo di esterni che dovranno provare a reinventarsi in altre posizioni (Floriano trequartista all’occorrenza, Terrani mezzala, Neglia attaccante), nonché con i difensori contati (l’alternativa di ruolo al terzetto titolare è solo il baby Esposito) e con una punta pura in meno nell’ipotetico roster di chi ne schiera due dall’inizio. Non si tratta di lacune determinanti: con la qualità che si ritrova, Vivarini potrà pur concedersi di adattare qualche elemento senza risentirne nel rendimento. Ma permane l’equivoco di aver lasciato per strada due mesi alla ricerca di un’idea chiara che non è arrivata.

Tutto precluso dunque? Nemmeno per sogno, con tre quarti di campionato da disputare. Non sarà facile recuperare sei punti alla Reggina e districarsi dalle altre concorrenti, questo è certo. Ma il Bari ha due alleati: un calendario che fino al termine dell’andata può essere sfruttato (l’unico confronto diretto in programma è con il Potenza, alla penultima prima del giro di boa) e la possibilità di intervenire nel mercato di gennaio, con pochi innesti, ma mirati e funzionali al gioco di Vivarini. “Le risorse non ci mancano”, ha sentenziato il presidente Luigi De Laurentiis. Perciò, se davvero la volontà sarà centrare la B, ci sono tutte le possibilità di apportare i correttivi giusti e prenotare una seconda parte di torneo a tavoletta. Per sbaragliare qualsiasi avversario.

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