Il primo cittadino barese è stato intervistato in vista del derby con i biancoverdi in programma domenica
Il Sindaco di Bari Antonio Decaro ha concesso un’intervista al Corriere del Mezzogiorno in vista del derby di Serie C tra Monopoli e Bari, una gara insolita che ha un solo precedente ufficiale risalente al girone d’andata (1-1). “Era difficile aspettarsela. Sicuramente è una partita un po’ strana, ma in fondo già l’anno scorso ci era capitato di affrontare il Bitonto. Va bene così” dichiara il sindaco che poi aggiunge “Sono sicuramente due città vicine, sotto tanti punti di vista. In passato hanno avuto due presidenti estremamente amici, come Vincenzo Matarrese e Vito Laruccia. Ricordo che spesso il Bari andava ad allenarsi a Monopoli. Insomma c’è un bel rapporto tra le due piazze”.
Decaro ha ricevuto l’invito allo stadio del Sindaco di Monopoli Angelo Annese: “Sì, e gli ho risposto che farò di tutto per andare al “Veneziani”. Da presidente dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani, ndr) sono frequentemente invitato. Anche il sindaco di Reggio Calabria l’ha fatto due domeniche fa. Curiosamente l’unica volta che ho visto una gara fuori casa è stata proprio a Monopoli molti anni fa. Era un’amichevole. Al di là di quella circostanza, ho frequentato solo il San Nicola”.
Al primo cittadino della città metropolitana che include anche Monopoli e quindi dovrebbe avere un atteggiamento super partes, è stato chiesto un pronostico sul vincitore: “Dovrei dire “vinca il migliore”, a prescindere dalla fede calcistica (ride, ndr). Ma stavolta non ci riesco: spero vinca il Bari, anche se dovesse giocare peggio del Monopoli”.
Il sindaco ha commentato anche il mercato dei biancorossi: “Ha portato in dote calciatori di livello, come Laribi. Ho un piccolo rimpianto per Ninkovic, secondo me più trequartista di Laribi. Quest’ultimo, con lui, avrebbe potuto giocare anche da mezz’ala. Ma va bene così. Possiamo farcela. Penso che abbiamo tutte le carte in regola per riuscirci. Ci dobbiamo credere”.
Se gioca con l’atteggiamento di Reggio, la vedo dura