Dal 3-5-2 dell’era Papagni al più spregiudicato 4-4-2 della seconda gestione Bucaro: tutte le novità tattiche in casa nerazzurra a 48 ore dalla sfida con il Bari
Un 4-4-2 che in fase di possesso si trasforma spesso in uno spregiudicato 4-2-3-1, con i due esterni di centrocampo (Mansour e Pedrini) schierati a supporto del duetto offensivo per dare più pericolosità alla manovra di gioco della squadra. Il Bisceglie si appresta a scendere in campo così al “San Nicola” per vivere l’ultimo appuntamento della sua regular season. Un appuntamento di prestigio, al cospetto del Bari di Auteri, da affrontare con lo spirito di chi sa di avere un solo risultato a sua disposizione (per agganciare la terz’ultima posizione e avere due risultati su tre dalla propria ai playout contro la Paganese).
Nessun assetto tattico difensivista, dunque, nonostante l’avversario di qualità. Due uomini a centrocampo – che in questo caso dovrebbero essere Romizi e Ferrante – chiamati a far legna, due terzini con caratteristiche opposte (Giron più dedito a scorrazzare nella metà campo avversaria, Tazza più propenso a tenere la posizione) e due interpreti offensivi pronti a completarsi: Sartore venendo incontro in una continua azione di raccordo tra la fascia mediana del campo e l’attacco e Rocco dando profondità con la sua rapidità. Con tanti centimetri (tra Makota e Cecconi) da inserire a partita in corso dalla panchina. Differenze notevoli rispetto al 3-5-2 più abbottonato che aveva contraddistinto l’epoca Papagni.
Insomma, le armi per far male a una difesa non propriamente brillante come quella attuale biancorossa ci sono tutte. A Di Cesare e compagni il compito di prestare il massimo dell’attenzione possibile.
I 3 punti non ve li toglie nessuno venite venite sono per voi