La permanenza in serie C avrà conseguenze devastanti su una piazza da troppo tempo delusa. Per riconquistare il pubblico servirà dominare il prossimo campionato
Abbiamo voluto prenderci qualche giorno per commentare la mancata serie B del Bari. Abbiamo pensato che, forse, a freddo le riflessioni sarebbero state meno drammatiche. Invece no. Il boccone appare persino più amaro. Inutile tornare sulla sconfitta nella finale dei playoff. Gli spareggi promozione sono stati una postilla improvvisata in un campionato professionistico che, a differenza di A e B, non è riuscito a ripartire. Sarebbe ingeneroso puntare il dito su partite in gara secca disputate a quattro mesi dopo la lunga sosta e quindi condizionate da troppe variabili.
La valutazione, invece, deve essere più generica. E ripercorrere un’annata comunque spezzata dalla tragedia della pandemia. La serie C si vince sostanzialmente in due modi. O con una squadra palesemente superiore alla concorrenza, come, ad esempio, è stato il Monza nel girone A. Oppure con un complesso rodato e perfettamente funzionante. Come è stata la Reggina per gran parte del torneo o come si è dimostrata la Reggiana in finale dei playoff. La verità è che al Bari mancava qualcosa (soprattutto a centrocampo) per essere un rullo compressore, nè è stata la materia prima ideale da plasmare secondo il calcio di Vincenzo Vivarini, peraltro subentrato a stagione in corso. Inutile, però, rivangare ciò che non si può cambiare. Il conto da pagare è salatissimo. Il Bari si ritrova in una dimensione insostenibile per una piazza di tale portata. Non c’è possibilità di assicurarsi diritti televisivi remunerativi. Le sponsorizzazioni e le partnership sono limitate e sarà già un’impresa conservare quelle attuali. La città, infine, sarà chiamata ad uno straordinario atto di fede, dopo nove anni di traumi ripetuti. Impossibile sperare nel boom di abbonati: bisognerà impegnarsi a fondo perchè il San Nicola non torni la cattedrale nel deserto dei primi anni 2000. La missione è ardua e la proprietà farà bene a non sottovalutare alcun aspetto della questione. Per restare nella grazie della città, c’è solo un modo: allestire una super squadra che domini dalla prima all’ultima giornata. Un pò come fece proprio il Napoli di Aurelio De Laurentiis, anch’egli costretto a ripetere la serie C dopo essersi arreso nella finale dei playoff 2005. Le risorse e le competenze non mancano. Ma serviranno coraggio, determinazione e ferocia. Forse le componenti che più delle altre non hanno funzionato al 100% in questa dolorosa stagione.
Angelozzi può fare il miracolo!
Se facciamo la fine del Napoli…. So contento..
Non vogliamo essere la succursale del Napoli
Ripartire da un DG superiore all ‘attuale anche se pur bravo. Una opportunità è andata via purtroppo. Se avete voluto questa causa cercate di portarla avanti nel modo che merita.
Saverio: parole giuste di Totò
Apri gli occhi non ci sarà una seconda scelta
C
finito di dare soldi per vedere la Sicula Leonzio
fatti rispettare da chi fa mercato
Esiste una volontà federale di fare partite tipo bari contro Canicattì, ma bisogna incominciare a ribellarsi a questa volontà dei dirigenti della politica del pallone.
Concordo con ciò che ha detto Totò Lopez.
Labaricalcio certi articoli sono destabilizzanti per l’ambiente, la proprietà ha fatto di tutto per puntare alla promozione diretta ma purtroppo abbiamo avuto qualche intoppo durante la stagione
Prendiamo un ds sportivo esperto come allenatore scienza del monopoli.