L’ex tecnico del 2016 è amico dell’attuale allenatore dei galletti. “Lui è della scuola di Sarri: curerà ogni dettaglio pur di vincere i playoff”.
“Spero che il mio amico Vincenzo Vivarini porti il Bari in alto”. L’auspicio viene da Andrea Camplone, alla guida dei galletti da gennaio a maggio 2016, nonché protagonista del playoff forse più rocambolesco della storia barese: il 3-4 contro il Novara al San Nicola che interruppe la rincorsa verso la serie A. “Sulla carta, il Bari è la squadra più forte della C“, dichiara Camplone sulle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno. “Ma si tratta pur sempre un club neo promosso e quindi costretto a cambiare alla radice: un periodo di assestamento era preventivabile ed il primo posto è sfumato. 25 risultati utili, tuttavia, dimostrano che il Bari avesse preso le misure al torneo: ai playoff sarà pronto. La formula delle gare secche non può escludere sorprese, ma i galletti possiedono l’esperienza per gestire questa situazione. Con Vivarini siamo cresciuti insieme, svolgendo l’intera trafila nel settore giovanile del Pescara. Io appartengo alla scuola di Giovanni Galeone: sbarazzina, votata all’attacco. Lui ama la cura del dettaglio tipica di Maurizio Sarri e bada maggiormente gli equilibri. Spero che possa provare l’emozione di portare il Bari prima in B, poi in A perché è quella la categoria che spetta ad una piazza unica. Le avversarie da temere? Quelle del girone C in prima fila. Ovvero, chi passerà tra Monopoli, Potenza, Ternana, Catania e Catanzaro. Sugli altri raggruppamenti, occhio a Padova, Carpi e Reggiana”.
Camplone ricorda i suoi sei mesi in biancorosso: “Quando rimontammo dallo 0-3 al 3-3 nel playoff contro il Novara e ci trovammo pure in superiorità numerica ai supplementari, mi convinsi che ce l’avremmo fatta. Invece, incassammo il 4-3. Avevo un complesso di grandi individualità, ma il mercato di gennaio ci fece perdere un elemento chiave come Sabelli e la società non aveva le risorse per rinforzare ulteriormente la squadra. Il mio rimpianto è non averci riprovato l’anno successivo, ma la nuova proprietà (da Gianluca Paparesta si passò a Cosmo Giancaspro) scelse diversamente”.