La volontà di adattare i protocolli per insistere sulla ripresa non basta. I medici sociali declinano le responsabilità. Ed i ricorsi potrebbero essere lampo…
Un orientamento ancora non c’è. Il calcio italiano resta in altalena: la minaccia del coronavirus non può essere sottovalutata. Da un lato il comitato tecnico scientifico ha allargato la possibilità di riprendere gli allenamenti di gruppo, ma solo adattando i protocolli sanitari che inizialmente non sono stati valutati idonei. La Figc, quindi, si è prontamente attrezzata per apportare tutte le correzioni del caso ed il presidente Gabriele Gravina spera di avere entro la fine della settimana una data almeno ipotetica per fari ripartire almeno la serie A. Si viaggia quindi in un’unica direzione verso la ripresa?
Ci sono altri aspetti da valutare. I medici sociali declinano responsabilità dirette in caso di contagi e minacciano le dimissioni qualora la loro posizione non sia adeguatamente tutelata. Così come si dibatte se eventuali nuovi contagi farebbero scattare quarantene di gruppo oppure singole. E poi attenzione alle disposizioni contenute nel decreto rilancio che consentirebbero di ammortizzare gli eventuali ricorsi riducendoli ad un solo grado di discussione, davanti al Coni. Un’arma da non sottovalutare che consentirebbe alle federazioni di chiudere le stagioni sportive limitando al massimo le inevitabili code giudiziarie. Tra pro e contro, quindi, si naviga a vista. Sperando che l’aiuto venga dalla natura: magari è inaspettato, magari improbabile, ma sembra la via più sicura verso il ritorno alla nromalità.