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La nostra riflessione: Bari sei diventato squadra, ma non ancora una “big”

La cura Vivarini ha dato continuità di risultati, una buona organizzazione ed un’identità. Ma ai biancorossi mancano i crismi della corazzata.

Undici risultati utili di fila. Non si possono definire negativi i primi due mesi di Vincenzo Vivarini sulla panchina del Bari. Non è semplice inanellare una serie utile così lunga. Mantenere costanza e non farsi prendere dalla frenesia in una piazza mortificata dalla serie C e smaniosa di rivedere un barlume di luce. Ma sarebbe ingiusto ridurre l’operato del tecnico abruzzese ai soli numeri. Perché i biancorossi hanno aggiunto tanti altri elementi alla loro base. Hanno trovato uno spirito di squadra che mancava del tutto nell’era Cornacchini. Hanno assunto l’idea di dover prendere il controllo delle gare, di essere propositivi, di cercare il gol con maggiore convinzione. Antenucci e compagni sono riusciti anche a compiere un ulteriore progresso con il cambio di modulo. Perché se il 3-5-2 aveva rafforzato gli argini e migliorato la fase difensiva, il passaggio al 4-3-1-2 ha aumentato il possesso di palla, snellito la manovra, ampliato il numero di occasioni da rete. E allora, perché non essere ottimisti?

La risposta viene dalla classifica. Dieci punti dalla Reggina non possono rendere positiva fin qui la stagione di una squadra nata per vincere il campionato. Ecco, questo manca al Bari. Essere una corazzata. Essere un complesso assetato di successo, pervaso dalla smania di portare a casa i tre punti in qualsiasi modo, feroce nel sotterrare l’avversario quando se ne ha il controllo. I biancorossi non hanno ancora piena consapevolezza della loro forza, manca il cosiddetto “killer instinct” sportivo che contraddistingue chi centra i grandi obiettivi. Il Bari, in definitiva, con Vivarini si è trasformato da gruppo ricco di individualità, ma totalmente privo di una qualsivoglia idea, in una squadra. Una buona squadra. Ma non il gruppo che possa dominare il difficile girone C. Ecco quale deve essere lo step successivo. Rendersi conto di essere il Bari. Di indossare una maglia che in questa categoria deve far pesare prestigio e blasone. Se Vivarini riuscirà ad inculcare ai suoi questi valori, allora l’inseguimento alla Reggina potrebbe non essere una mera utopia. E se malauguratamente la rincorsa non andasse a buon fine, almeno si raggiungerà la giusta mentalità per affrontare i play off sbaragliando qualsiasi resistenza avversaria.

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4 anni fa

FAR GIOCARE FLORIANO E NEGLIA, UN BRAVO ALLENATORE DEVE CONSIDERARE IL CAPITALE SOCIETÀ, DUE GIOCATORI CHE L’ALLENATORE DEVE INSERIRLI NEL GIOCO…

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4 anni fa

RISORGERANNO….STA SCRITTO ALL’ INGRESSO DEL CIMITERO DI BARI…

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4 anni fa

11 risultati di fila con 3 pareggi in casa non servono a niente e finitela di elogiare i bidoni che non sanno fare goal gridaatelo che ci manca un bomber è un anno e mezzo che si cerca di valorizzare un bidone

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4 anni fa

Manca 1 punto con la viterbese,1 punto con il francavilla,2 punti con la vibonese e 2 punti con il teramo=6punti…….10 dalla reggina meno 6=erano solo 4 punti di distacco ampiamente raggiungibili

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4 anni fa

Squadra mediocre. Serve la mentalità vincente.

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4 anni fa

Questa squadra non mi piace. Impegno..00000 .Solo nomi non hanno fame di calcio

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