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Il commento: Antenucci è l’anima del Bari: ma perchè quell’esultanza?

Scriviamo a cuore aperto al bomber biancorosso: il gesto dopo il gol al Catanzaro e le dichiarazioni post partita hanno animato il dibattito nella città del pallone.

Ad essere in copertina per le prodezze in campo è di certo abituato. Ad essere personaggio fuori dal rettangolo verde, di certo è meno avvezzo. Perchè Mirco Antenucci è un professionista dedito ed esemplare, un ragazzo serio, una persona con i valori della famiglia in primo piano. Non meraviglia il gol meraviglioso che ha permesso al Bari di battere il Catanzaro. Ha, invece, acceso il dibattito nella città del pallone quella sua esultanza al limite della polemica, spiegata poi dalle parole nel post partita. Non vogliamo essere giudici, è sacrosanto rispettare il pensiero di chi, con garbo, come nel caso di Antenucci, ha espresso la sua idea. Noi, però, ci sentiamo di muovere qualche appunto. Purtroppo, ai tempi del coronavirus, è difficile confrontarsi e non è così chiaro quali fossero i destinatari delle parole del bomber molisano: i giornalisti? Gli ex direttori sportivi, calciatori o allenatori che commentano le gesta dei Galletti pur non vivendole dall’interno? Parte dei tifosi che magari si sfoga via web su social o forum? Beh, qualunque componente sia stata tirata in ballo, ha un comune denominatore con le altre: in qualche maniera, da vicino o più lontano, è legata al Bari. Per qualcuna delle categorie succitate, il biancorosso è il colore della vita, per altre può essere stato una parte di un percorso professionale, per altre ancora è un sentimento profondo. Che senso avrebbe, quindi, giudicare per il semplice gusto di farlo? O, peggio ancora, volere il male del Bari, destabilizzandolo?

La verità, dal nostro punto di vista, è un’altra. Bari è un indotto che, secondo le stime raccolte dallo stesso presidente Luigi De Laurentiis, raccoglie oltre un milione di affezionati. Inoltre, è un club prossino a compiere 113 anni di storia, spesso vissuta ad altissimo livello. Non è colpa del nuovo corso societario o della squadra attuale se l’epopea biancorossa abbia subito negli ultimi dieci anni quanto di peggio possa accadere per una realtà sportiva: retrocessione, penalizzazioni, ribaltoni societari, calcioscommesse, due fallimenti. Questa, però, è un’eredità che è dentro una città ferita, disillusa, impaurita nel poter tornare agli splendori di un tempo. Nell’epoca della comunicazione globale, Bari è tra le poche realtà di blasone e livello a non essere in serie A. La gente già mal sopporta non essere sul palcoscenico più prestigioso che sente di aver puntualmente onorato con presenza e numeri da abbondante top ten in Italia, figurarsi come possa digerire la permanenza in una serie C priva di qualsivoglia certezza.

E allora, se da un alto è sacrosanto mantenere equilibrio ed onestà intellettuale nei giudizi, dall’altro, forse, si può essere più indulgenti con una piazza che vorrebbe solo riprendere a sognare? Non più di dieci giorni fa, proprio Antenucci parlava dell’importanza di calarsi nel tessuto sociale di una realtà sportiva, di ascoltare le persone, di immedesimarsi nei loro sogni. Si rammaricava, il bomber molisano, di rinunciare ai tempi del coronavirus a questa parte del suo lavoro. Un pensiero che sentiamo di condividere appieno. Antenucci ed i suoi compagni forse non hanno percepito quanto amore circondi il Bari e quanta voglia ci sia di sostenerlo per trascinarlo fuori da questa categoria. Forse non hanno potuto cogliere la profonda amarezza, figlia di troppi anni di stenti. Noi ci auguriamo che Antenucci possa scoprire presto il cuore dei baresi. Innanzitutto, perchè significherà che la faccia peggiore della pandemia sia alle spalle. In secondo luogo perchè, da ragazzo sveglio qual è, intuirebbe immediatamente che anche gli sfoghi più amari derivano dall’amore e, quantomeno nella maggior parte dei casi, sono spinti dalla buonafede, dalla voglia di spronare, da uno spirito costruttivo. Lo stesso, ne siamo certi, con il quale il numero sette biancorosso si è esposto nel post partita con il Catanzaro. Lo stesso che magari, in un momento di liberazione dopo un gol in un match che non voleva sbloccarsi nonostante un dominio assoluto, lo ha spinto ad un’esultanza forse evitabile nei modi. Antenucci sta disputando un campionato straordinario: ha messo la firma su 18 dei 26 punti conquistati dal Bari. E deve essere certo che nessuno dà per scontato il suo rendimento, quello dei suoi compagni o la professionalità con cui sta onorando il legame sancito con il club, nonostante avrebbe tranquillamente potuto calcare ben altri palcoscenici. Bari in serie C non ci sa stare, non ci può stare: potrà essere compresa per qualche insofferenza o qualche eccesso nelle critiche? Siamo convinti di sì. E ci auguriamo che presto Antenucci e l’intero gruppo biancorosso possano scoprire atri eccessi: quelli spinti dalla gioia, dall’entusiasmo e dall’affetto smisurato che solo questa città sa dare.

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