Il presidente biancorosso racconta dell’aumento dei costi della stagione a causa del covid. Con una categoria che deve sbrigarsela da sola
“Saremmo arrivati a un paio di milioni di euro, vista la media 12.800 spettatori con 8.000 abbonati, ma quando il campionato è stato interrotto abbiamo perso 5 partite in casa più i playoff. La stessa cifra l’avremmo incassata in questa stagione: visti i bassi ricavi della C la mancanza di un introito come lo stadio è grave per tutti”. Così il presidente del Bari Luigi De Laurentiis spiega i mancati introiti dello scorso anno a causa dell’emergenza coronavirus e la conseguente scelta di chiudere gli stadi.
Insieme a questo, però, nella sua intervista alla Gazzetta dello Sport, il patron biancorosso racconta delle ulteriori spese impreviste in questa stagione: “Svariate centinaia di migliaia di euro che non erano a budget per una stagione normale. Le positività e le quarantene generano costi inattesi alle società” come le “notti in isolamento negli hotel per 40-50 persone. I giocatori sono esseri umani in A come in C”. Cifre che sono intaccate dagli incassi ridotti anche da parte degli sponsor: “Al momento tutti sono rimasti a bordo, ma abbiamo dovuto applicare scontistiche. Certo, il momento non aiuta lo sviluppo: magari aprendo gli stadi in parte qualcosa cambierà. Purtroppo gli sponsor perdono visibilità e frequentazione dello stadio, dove con varie iniziative possono proporsi e presentarsi ai loro clienti”.
E poi c’è la questione dibattuta degli interventi della Figc e governo a sostegno della Serie C, sempre, forse, troppo grande per le reali possibilità economiche delle squadre e della volontà di investire da parte dei presidenti; “La C rappresenta una grande profondità del Paese, con tanti milioni di tifosi. Sì, ci sentiamo un po’ trascurati rispetto alle attenzioni che ha la A. In C il problema pesa molto di più perché sono calati i ricavi e aumentate le spese. Governo e Figc dovrebbero preoccuparsi di più di una categoria che rappresenta tutto il Paese. È una categoria troppo grande come numero di squadre, avrebbe più senso averne meno ma con spalle più larghe. Con società più solide è garantita una miglior distribuzione delle risorse”.