Il difensore romano fissa l’obiettivo in un’intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno: “Convinzione e ferocia: questo club non merita un altro anno di C”.

Valerio Di Cesare apre il cuore in un’intervista rilasciata alla Gazzetta del Mezzogiorno. E parla da vero capitano del “suo” Bari. “Al 13 luglio manca ancora parecchio, ma per me è come se giocassimo oggi”, afferma il 37enne difensore. “Intanto, abbiamo ripreso il lavoro collettivo. E’ stata una boccata di ossigeno perché gioco a calcio da quando avevo quattro anni e non mi era mai capitato di fermarmi così a lungo. Mancava proprio il pallone: ritrovarlo è stato emozionante. E poi c’è l’aspetto del gruppo. Rivedersi è stato bello: avevamo nostalgia l’uno dell’altro”.

Quindi analizza i prossimi playoff: “Meglio l’attuale format delle paventate decisioni a tavolino. Anche se la formula non mi esalta. Avrei voluto terminare il campionato: mancavano otto giornate, noi ne avremmo giocate cinque in casa. Recuperare nove punti alla Reggina sarebbe stato complicatissimo, ma il calcio ha raccontato rimonte ben più clamorose. La formula dei playoff andata e ritorno, inoltre, avrebbe garantito una tutela degli effettivi valori: una gara si può sbagliare, su due emerge chi effettivamente merita. Ma non ci sono alibi: dobbiamo vincere, entro i 90’ o ai supplementari e ai rigori se sarà necessario. La nostra vera arma in più sarebbe il San Nicola: ci giocheremmo almeno due partite su tre e se ci fosse l’opportunità delle porte aperte, la nostra gente sarebbe trascinante. Che cosa accadrebbe se non centrassimo la promozione? Sarebbe un dovere per tutti restare e proseguire questo progetto. Però, non voglio nemmeno lontanamente pensare a questa eventualità: il Bari non può restare più di un anno in C. Sono tornato per un motivo. Il Bari era fallito e ho sempre detto che l’obiettivo era riportarlo immediatamente dove si era fermato: in serie B. Arriviamoci e poi io per primo valuterò il mio futuro. Finchè mi sento bene fisicamente, non pongo limiti alle ambizioni”.

Ed ecco il discorso da capitano: “Con i compagni, insisto su tre concetti: mentalità, voglia, concentrazione. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che basta un particolare tralasciato per trovarsi fuori da tutto. Dove non arriveranno le gambe, dovrà supplire il furore, la convinzione, il rispetto per la maglia che indossiamo. Rappresentiamo il Bari: dobbiamo essere pronti a tutto pur di vincere”.