Il giornalista Pippo Russo analizza il mercato dalla seconda squadra dei bianconeri, riscontrando stranezze su alcune plusvalenze
L’introduzione delle seconde squadre in Italia risale al 2018 e rientra in un disegno di riforma volto a valorizzare i calciatori più giovani. In quello stesso anno la Juventus è stata la prima società di Serie A ad aderire iscrivendo la Juventus Under 23 al Girone A della Serie C, chiuso al 12° posto. Al suo secondo anno di attività nella stagione 2019-2020, la formazione bianconera, allenata da Fabio Pecchia, ha speso molto per rinforzarsi pur non ottenendo risultati particolarmente esaltanti fino all’interruzione del campionato.
In questi giorni la seconda squadra della Juve è balzata agli onori delle cronache per un’inchiesta realizzata dal giornalista Pippo Russo per Calciomercato.com, in cui si sottolinea come nella due sessioni di mercato (estiva ed invernale) della stagione 2019-20 il club abbia speso circa 39 milioni di euro sul calciomercato in entrata. Cifre che equivalgono a circa il 1094% in più di quanto è costato rinforzare tutto il resto della Lega Pro: le altre 59 società iscritte alla Lega Pro 2019-20, avrebbero speso infatti circa 3 milioni e 565 mila euro.
A destare perplessità, tuttavia, non sono tanto le cifre spese e dunque i capitali a disposizione di questa seconda squadra, visto che alle spalle c’è il colosso Juve, bensì alcuni tipi di plusvalenze apparentemente gonfiate (vengono citate quelle degli scambi Mota-Carvalho-Marchi col Monza e e Marque-Pereira col Barcellona) realizzate attraverso scambi di giocatori.