Il tecnico veneto si è dimesso dal Cosenza per correre dai suoi cari. “Ai baresi dico di restare a casa per evitare il nostro incubo”.
Nel momento di massima emergenza, ha messo la famiglia davanti a tutto. Rinunciando ad un contratto in vigore in serie B. Lo scorso 18 marzo, Bepi Pillon ha risolto il vincolo con il Cosenza. Lui, originario di Preganziol, nel trevigiano, ovvero una delle zone più colpite dall’epidemia di coronavirus, è rientrato di corsa dai suoi cari. Ed ora, a mente fredda, racconta la sua scelta e rivolge il pensiero al Bari che nella sua carriera resta una tappa di rara intensità: da novembre 2003 a giugno 2004, con l’amarezza per aver perso lo spareggio per evitare quella serie C (poi scongiurata a tavolino dal ripescaggio) da cui oggi i galletti vogliono riemergere.
“Pensare al calcio era diventato impossibile. Con il Cosenza abbiamo giocato l’ultima gara a Verona, contro il Chievo. La squadra era spaventata, due ragazzi non sono voluti partire, in quel momento il Veneto era un epicentro della pandemia. Dopo il match, dovevo rientrare in Calabria, ma non sarei potuto tornare dalla mia famiglia e in un frangente del genere proprio non potevo essere lontano. Ecco perché non siamo ancora nella fase di poterci permettere programmi. In Veneto stiamo provando a riemergere da un dramma: gli ospedali sono ancora pieni, con questa malattia non si scherza. Sono nato al Nord, ma ho lavorato tantissimo al Sud e rivolgo un appello: rimanete a casa, stroncate i contagi, non alimentate cause di ciò che qui è un incubo”.
Il pensiero corre poi al Bari: “Mi auguro che ci sia l’opportunità di terminare i tornei secondo il calendario originario. In tal caso, i biancorossi possono ambire alla promozione perché restano una corazzata in C. Né bisogna farsi intimorire dalla prospettiva dei play off: raggiungere la Reggina capolista con nove punti di vantaggio ad otto turni dal termine della regular season mi pare complicato. Penso che si troverà un modo per completare le stagioni: non si può negare alle formazioni che sono ad un passo dai rispettivi obiettivi di dovervi rinunciare. Certo, non si può escludere l’eventualità di chiudere in anticipo la stagione perché se si andasse troppo in là con i termini, si pregiudicherebbe il torneo successivo. Il meccanismo di promozioni e retrocessioni, tuttavia, non può essere alterato: il Bari è attualmente la migliore seconda della C e ha diritto di concorrere per la B, anche a costo di ampliare i ranghi della cadetteria”.