L’ex attaccante che in carriera ha vestito le maglie di Teramo e Bari ha detto la sua sul momento dei due club, avversari nel prossimo turno di Serie C
Reduce dalla vittoria di Pagani, il Bari si appresta ad ospitare il Teramo nella prossima sfida di campionato. Una partita ricca di sifnicati, in cui i galletti sono chiamati a dare ulteriore continuità ai dieci risultati utili ottenuti finora. L’impresa, tuttavia, non sarà delle più semplici poiché di fronte ci sarà una squadra che seppur attardata in classifica, gioca bene a calcio e ha un mister importante come Bruno Tedino (l’anno scorso al Palermo in Serie B).
Chi conosce bene Tedino, Teramo e Bari è Simone Motta, ex attaccante classe 1977, oggi tecnico dell’under 14 del Pordenone, che ha vestito la maglia degli abruzzesi nella stagione 2002-2003, segnando 24 reti e guadagnandosi la chiamata dei galletti con cui rimase per un anno e mezzo. “Seguo le sorti delle due squadre – racconta in esclusiva a LaBariCalcio.it – a dire il vero più del Teramo poiché spesso parlo con mister Tedino (il figlio del tecnico giocava nell’under 15 del Pordenone allenata da Motta fino all’anno scorso ndr). So che dopo una partenza non proprio felice dovuta ad una squadra profondamente cambiata hanno finalmente trovato la quadra giusta e stanno iniziando ad ottenere risultati. Sul Bari, invece, sono meno informato perché non ho mantenuto rapporti con ex compagni, a parte Milani che oggi è tra i collaboratori di Vivarini. So che anche lì il mister sta facendo un grande lavoro e lo dimostra la lunga fila di risultati positivi ottenuti finora. Ad ogni modo seguo con interesse l’avvincente testa a testa con la Reggina”.
Motta ha una grande esperienza nel campionato di Serie C, divisione vinta in due occasioni, nel 2008 col Cesena, e nel 2009 con il Novara (con i piemontesi ottenne una doppia promozione fino in Serie A, dove però non giocò mai, trasferendosi alla Triestina ndr). “La terza serie è un campionato tosto. Credo che per vincere l’ingrediente fondamentale – oltre a possedere una rosa competitiva – sia avere un gruppo con grandi valori umani e capace di non arrendersi davanti alle difficoltà. Nelle promozioni ottenute nella mia carriera, a parer mio, è stato questo a fare la differenza. La Reggina a mio parere sta facendo un campionato impressionante: se calerà il Bari dovrà essere bravo ad approfittarne. In questo sarà fondamentale il gruppo, non ne parliamo poi, se si finirà ai playoff…”.
L’esperienza di Simone Motta a Bari non fu felice come le precedenti: in Puglia la sua media realizzativa crollò (ha chiuso con 52 presenze e sole 6 reti) ma l’annata storta – iniziata sotto la guida di Marco Tardelli e terminata con Bepi Pillon – riguardò tutta la squadra biancorossa che a fine campionato retrocesse in Serie C1 dopo aver perso i playout col Venezia. Soltanto il fallimento del Napoli salvò i galletti che furono ripescati tra i cadetti. “Arrivai a Bari che avevo 27 anni. Il palcoscenico della Serie B per me era una grandissima occasione. Era tutto nuovo, mi faceva strano persino leggere il mio nome dietro la maglietta – ricorda Motta -. Per limiti miei non sono riuscito a dare il meglio, a reggere le aspettative. A distanza di anni, però, ho inquadrato meglio le cose: probabilmente come gruppo non riuscimmo a dare il massimo per tanti motivi. La retrocessione era una cosa assurda per una squadra con quei valori, eppure… In seguito ci fu di nuovo la possibilità di tornare a Bari ma preferii rimettermi in discussione seguendo Tedino alla Pistoiese”.
