Tra le tifoserie delle due squadre non c’è mai stata grande simpatia. Ma a che cosa è dovuto questo astio?
C’è una storica rivalità tra Avellino e Bari, squadre che si affronteranno domenica prossima allo stadio Partenio per l’undicesima giornata del Girone C di Serie C. Oggi le due formazioni affrontano due momenti completamente diversi. I biancoverdi sono quattordicesimi in classifica a dieci punti e con in panchina il nuovo allenatore Ezio Capuano. Il Bari ha cambiato rotta già da un paio di settimane, da quando nei galletti è arrivato Vivarini a sostituire il vincitore della Serie D dell’anno scorso Giovanni Cornacchini.
Ma al di là della classifica, la gara tra i pugliesi e i campani resta un momento a se stante, che esula dallo stato di forma generale delle due squadre e porta da sola le motivazioni necessarie a dare pepe ad una sfida storica. E in questo, la rivalità tra le due tifoserie fa da sfondo, molto influente, delle sfide tra Bari e Avellino. Un’antipatia che sembrerebbe affondare le proprie origini nella stagione ’83-’84 quando il Bari retrocesse in C e colse l’occasione per legare una forte amicizia, che dura tutt’oggi, con la Salernitana con la quale condivise immediatamente le stesse inimicizie, tra cui proprio l’Avellino.
Nel campionato ’88-’89, poi, arrivò l’episodio che sancì definitivamente l’astio tra i due gruppi di tifosi: durante la sfida giocata in casa dei biancorossi, uno striscione del gruppo ultrà dell’Avellino “Bronx” finì nelle mani dei tifosi pugliesi per poi venire esposto subito sugli spalti dello Stadio della Vittoria come “trofeo di guerra”. Da allora gli animi non si sono mai placati e, anzi, a volte sono persino degenerati in stupidi atti di violenza. Domenica si spera che non ci sarà nessuna violenza e che a vincere sarà l’agonismo e lo sport.