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Bari, Giorgetti e Fontana ricordano Ingesson: “Un gigante buono, ragazzo dal cuore d’oro” (Video)

I due ex biancorossi intervengono nella trasmissione di Radio Selene e tra i tanti ricordi c’è quello del compianto centrocampista svedese, loro compagno di squadra negli anni ’90

Leader fuori e dentro il campo, pronto ad aiutare tutti e dal cuore d’oro. Sono questi i meravigliosi e malinconici ricordi che Alberto “Jimmy” Fontana e Rodolfo “Dodò” Giorgetti hanno di Klas Ingesson, tutti e tre compagni di squadra del Bari dal 1995 al 1997. Durante Passione Bari su Radio Selene, Giorgetti ha ricordato che “Klas era un ragazzo d’oro. Io avevo legato tanto con lui e per un anno (dopo la sua morte, ndr) non ne sono riuscito a parlare. Lo faccio ora con orgoglio perché il rapporto con Klas è durato negli anni, ho fatto di tutto per portarlo a Lecce riuscendoci e lì abbiamo combattuto e ci siamo salvati insieme. Ma solo chi l’ha conosciuto, e il popolo lo sa, come Klas ce ne sono veramente pochi”.

Così gli fa eco Fontana, sottolineando che “era un gigante buono. Quando vedevi un ragazzone così grande che incuteva timore in realtà scoprivi che era un ragazzo semplice e buono, un grande leader nello spogliatoio disposto ad ascoltare tutti. Su certe cose le culture nordiche sono un po’ più avanti di noi e lui rispecchiava un tipo di persona capace di legare con tutti”.

I ricordi del periodo biancorosso sono poi andati avanti con Fontana e un giovanissimo Nicola Ventola: “Vedere Nicola che imita Oronzo Canà è qualcosa di incredibile. – ricorda divertito – Lui fa Lino Banfi meglio di Lino Banfi. Era il figlio di una città, un ragazzo giovane e la perla della Primavera. Bari ti chiede tanto, Bari aveva in mente Protti, Tovalieri, Joao, Andersson quindi il fatto di essere giovane e sei bravo ma non fai gol nelle prime partite improvvisamente la città ti chiede di essere più grande di quello che sei. Ecco forse è questo il motivo che ha frenato il talento di certi ragazzi che poi sono esplosi dopo. Nicola ha avuto però un approccio un po’ più facile e l’ha sfruttato benissimo”.

Così come il ricordo della nascita del famoso trenino: “Nel ’94, ricordo una trasferta a Padova dove Guerrero, Montanari e Manighetti iniziarono con il trenino”, il ricordo di Fontana. Ma non era solo un gioco, dice Giorgetti ma “una di quelle cose che legava. Sono cose vere, cose che uniscono una squadra. Io credo molto in questo più che nei numeri che lasciano il tempo che trovano perché puoi fare tutti i numeri del mondo ma se non ci metti intensità è dura”.

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