Analizziamo che cosa pende sulla bilancia riguardo il futuro del tecnico abruzzese, in attesa che arrivi la decisione definitiva delle parti.
La decisione sul futuro a Bari di Vincenzo Vivarini arriverà entro fine settimana. La permanenza o meno dell’allenatore abruzzese in biancorosso dipende da vari fattori. Proviamo allora ad analizzare tre motivi che possano spingere alla sua conferma e tre per il divorzio.
Perchè sì
- Il contratto, innanzitutto. Il vincolo per il 2020-21 esiste: annullarlo sarebbe comunque traumatico per entrambe le parti. Per il Bari perchè, in caso di esonero, dovrebbe corrispondergli l’ingaggio per il prossimo torneo. Per il tecnico perchè rinuncerebbe ad una grande piazza e ad un club solido e puntuale.
- Per il rendimento complessivo: Vivarini ha centrato 27 risultati utili su 28 impegni, è risalito dall’undicesimo al secondo posto, ha comunque rivitalizzato una squadra in crisi dopo l’avvio stentato con Giovanni Cornacchini.
- I rapporti: il presidente Luigi De Laurentiis non trascura i modi educati del coach di Ari, nonchè i sacrifici e la professionalità dimostrata anche durante il lockdown, trascorso in isolamento a Bari.
Perchè no
- Perchè l’obiettivo promozione non è stato raggiunto e la piazza ha accusato il colpo. In casi del genere, separarsi può essere una soluzione per ricominciare tutto da zero. Senza alcuna perplessità.
- Perchè Vivarini non sente il suo calcio rappresentato dalla squadra attuale e teme di non avere voce in capitolo sufficiente per orientare il mercato. Un equivoco da chiarire in un torneo da vincere a tutti i costi.
- Perchè, a sua volta, la società non è orientata a passare da una nuova rivoluzione di uomini e di mercato. La rosa esistente dovrà rappresentare una base. Almeno in buona parte.
