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Radrizzani e il gioiello Leeds: “In passato contatti con il Bari ma il calcio italiano fatica a crescere”

Il proprietario del Leeds ricorda quando poteva acquistare il Bari e spiega i motivi che non lo hanno convinto a investire in Italia

La stagione di Championship inglese appena conclusa ha segnato il ritorno del Leeds in Premier League dopo 16 anni di assenza. Artefice del trionfo è stato El Loco Marcelo Bielsa, ma dietro lo stratega argentino c’è la solidità del club guidato da Andrea Radrizzani. Il nome del manager italiano risuonerà nella mente dei tifosi del Bari, visto che l’imprenditore fu vicino a rilevare i biancorossi a luglio del 2018, quando il club poi fallì nelle mani di Giancaspro.

Intervistato dal Corriere della Sera, Radrizzani ha raccontato la sua storia di successo a capo di una nobile decaduta del calcio inglese che sta gettando le basi per tornare grande: “Per il Leeds – racconta – ho investito 100 milioni di sterline, oggi ne vale 300. Leeds è una metropoli viva, elettrica, passionale. Il suo marchio è famoso nel mondo. Abbiamo anche ricomprato lo stadio, Elland Road. Potenzialmente il valore può arrivare al miliardo. Prima però dobbiamo restare in Premier per almeno 3 anni, poi possiamo volare anche in Europa, l’obiettivo ovviamente è andare in Champions. Sognare in grande è un dovere per chi fa business”.

Radrizzani ha come idea quella di acquisire più società tra cui creare sinergie, dando vita a un progetto simile a quello della famiglia Pozzo, proprietaria di Udinese e Watford, e fino a qualche anno fa anche del Granada. Non è un mistero che il dirigente italiano guardi anche nel suo Paese, ed ecco la conferma del pensiero ormai passato di investire sul club biancorosso: “Qualche trattativa in passato c’è stata. Samp, Bari. Costavano meno, ma non avevano quello sviluppo enorme e globale che può avere il Leeds. Milan e Roma? Difficile, sono grandi club, con proprietà forti. E poi io qui sto benissimo. Oggi la mia holding, Aser, viene avvicinata da molte istituzioni finanziarie che vogliono investire nel club. In un futuro però non escludo di consolidare progetto aggiungendo una squadra in Italia, ma deve essere il progetto giusto. Il calcio sta diventando globale”.

Oltre a non aver trovato l’accordo con Giancaspro nell’estate del fallimento del Bari, il motivo per cui Radrizzani non ha voluto investire in Italia finora è prettamente strutturale: “Manca una struttura manageriale open mind, con approccio internazionale e di sviluppo. La serie A ha perso molto, era il 2’ campionato al mondo, ora il 3’ o il 4’. È stata sprecata una grande occasione, è stato buttato molto tempo. La serie A fa fatica a crescere. Non ha contatto col mercato. Mentre altre leghe si sono strutturate, l’Italia non ha investito sul prodotto, ha scelto un’ottica opportunistica, troppo padronale, con scarsa visione. Ma è una tendenza che si può cambiare. Serve però un cambio di mentalità”.

 

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