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Serie C dopo il coronavirus, Ghirelli: “Playoff con tante sorprese, peccato per l’assenza di pubblico”

Il presidente della Lega Pro ha parlato degli imminenti playoff e playout e del futuro della categoria

Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, è intervenuto ai microfoni di Rai Sport per fare il punto sulla Serie C, il cui futuro a breve termine – dopo la sospensione definitiva della stagione regolare per l’emergenza covid-19 – è rappresentato da playoff e playout per completare i verdetti già emessi attraverso le classifiche dei 3 gironi: “Ci siamo messi il passato alle spalle, è tempo di guardare avanti. Speriamo che la ripresa del campionato sia un segnale positivo. C’è rammarico perché mancherà il pubblico che lo scorso anno era stato numerosissimo ma almeno si rimette al centro il pallone. Dobbiamo guardare alla ripresa come qualcosa di positivo e lavorare per il prossimo campionato”.

Non tutte le squadre aventi diritto parteciperanno ai playoff: diverse società hanno rinunciato poiché impossibilitate a rispettare le stringenti norme imposte dal protocollo sanitario. Inoltre a questo mini-torneo si arriverà dopo un lungo periodo di inattività, circostanza che potrebbe alterare gli equilibri: “Saranno playoff con molte sorprese, molte squadre sono ferme dal 21 febbraio, altre da inizio marzo. Sarà difficile organizzare amichevoli e si arriverà ai playoff senza questo tipo di preparazione. Il campo sarà un giudice impietoso. Il fatto che alcune società abbiano rinunciato è un segnale di difficoltà della Serie C che non riguarda il professionismo. Ci sono 3 livelli di professionismo, con differenti valori e risorse economiche, diritti tv e sponsor oltre che la conformazione delle società sul territorio. La nostra è una esperienza originale, piccoli comuni, piccole squadre, la provincia, le grandi squadre. Quest’anno sarà una formula ridotta, in partite uniche, ma ne vedremo delle belle”.

Naturalmente non tutti i club appartenenti alla Lega Pro sono stati d’accordo con i verdetti ratificati dal Consiglio federale e preparano i ricorsi: “Mi dispiace per le società ma non ho cambiato idea rispetto a quella assemblea del 7 maggio. Essendo il presidente della Lega Pro sapevo che quell’Assemblea doveva rimettersi al Consiglio Federale, oltretutto il Governo ha permesso di accorciare i tempi della giustizia sportiva, cosicché siano incanalati in 20-25 giorni. I ricorsi erano prevedibili, ma con grande rispetto attenderemo ciò che dirà anche il Consiglio di Stato e il TAR. Intanto si riprenderà con i playoff e i playout e il campionato si porterà a conclusione”.

Per settimane, fin quando il Consiglio federale non ha preso posizione, la Serie C è stata una polveriera di polemiche con tanti presidenti che hanno cercato di far valere le proprie ragioni alzando la voce: “Ho affrontato questo dibattito con grande rispetto: è stato travagliato, nessuno di noi pensava di poter vivere questa situazione. Ora è bene che i toni siano bassi vista la situazione, poi c’è chi ha voluto innescare la polemica, ma io non me la ricordo neanche più. Ognuno deve difendere i propri interessi, ma non andare oltre quando si incoccia contro gli interessi generali”.

Il numero uno della Lega Pro ha parlato anche della possibile riforma dei campionati: “Noi 4 campionati fa eravamo 90 e siamo passati a 60 ma non abbiamo risolto molto. Dobbiamo porci delle domande: perché la Serie A non è più competitiva mentre prima era il miglior campionato europeo? Una B a 40 squadre sarebbe un disastro. Anche loro hanno problemi di sostenibilità economica. Dobbiamo accelerare il processo della formazione dei giovani talenti italiani. Perché i calciatori spesso decidono di andare a giocare in Serie D piuttosto che venire in Serie C? È necessario ragionare sulle regole che dobbiamo mettere in campo. Bisogna tornare a pensare al progetto a sistema che riguarda tutte le categorie. Quale futuro per la Lega Pro? Sono realista, è un’esperienza originale, che non esiste da nessun’altra parte del mondo. Deriva dai comuni italiani ed è una ricchezza del nostro paese. Se noi perdessimo il rapporto col territorio, la formazione dei ragazzi, perderemmo un patrimonio che va oltre”.

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