Lo stop della Lega Pro frena i biancorossi lanciati da 15 risultati utili di fila e priva la gente di una domenica di calcio.

Talvolta è difficile comprendere. O forse l’entusiasmo del tifoso finisce con il prevaricare la ragion di stato. Avrà avuto i suoi legittimi motivi il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli, per arrivare ad una decisione così clamorosa come quella dello sciopero della serie C. E’ fin troppo evidente che la terza categoria nazionale sia in sofferenza ed abbia bisogno di sostegno, di diminuire le spese, di poter investire le risorse in progetti che generino reddito come centri sportivi o potenziamento dei vivai. Già, ma possibile che non ci fosse altra soluzione se non fermare il campionato? Siamo proprio sicuri che il danno arrivi ai vertici insensibili e non alla gente che segue la squadra del cuore?

Basta guardare i tanti lati negativi della scelta. Il clima è ancora mite in gran parte dell’Italia: si privano, così, i tifosi di un weekend di calcio che avrebbe generato un buon pubblico, con la gente ben disposta ad uscire per andare allo stadio e poi dedicarsi allo shopping natalizio. La giornata, invece, andrà ora collocata verosimilmente in un turno infrasettimanale, d’inverno, con tutti i disagi che ne conseguono ed in un calendario che già presenta due turni infrasettimanali (uno a febbraio e l’altro a marzo), nonchè la necessità di chiudere tassativamente la stagione il 26 aprile per poi affrontare e archiviare i maxi play off entro l’inizio di giugno (il 12 inizia l’Europeo). Non solo. Non si priva l’Italia del calcio in totale. Anzi. Si fa un bell’assist a serie A e B (come se ne avessero bisogno) che guadagneranno l’ulteriore visibilità di tutti i calciofili di serie C, bisognosi di riempire il buco improvviso.

Ragionando, poi, nell’ottica del Bari, la beffa è doppia. Reduci da tre vittorie di fila (e dall’impresa di Caserta) i galletti avrebbero avuto un ottimo pubblico al San Nicola (peraltro il match con la Sicula Leonzio era alle 15) e avrebbero affrontato l’incontro lanciati dai risultati e da un’eccellente condizione. Il calendario prevedeva, inoltre, le sfide di fila con i siciliani, seguite (alla ripresa) dalla trasferta di Viterbo e dal match interno con il Rieti. Sulla carta, un tris di impegni alla portata per guardare al contempo i risultati della Reggina e sfidarla (sebbene in Calabria) magari con un distacco minore rispetto ai dieci punti attuali. Messa così è un conto, mutando l’ordine dei fattori qualcosa può cambiare. I tifosi biancorossi, inoltre, saranno privati delle gare dal vivo per un mese e mezzo: dall’8 dicembre (sfida al Potenza) almeno al 19 gennaio (gara con il Rieti). Un periodo davvero lungo. Mancherà l’atmosfera natalizia al San Nicola, i cori della curva Nord che tramutano Jingle Bells in “Forza Bari alè“, il saluto ad una squadra che avrebbe meritato di festeggiare e provare a consolidare il secondo posto acquisito dopo una lunga rincorsa. Tutto questo al Bari non potrà essere restituito. Un’inezia, se paragonata ai dolori laceranti degli ultimi otto anni, ma pur sempre un’ulteriore privazione. Ormai è andata. Non resta che rimboccarsi le maniche e affrontare il mercato con ulteriore determinazione. Per ripresentarsi ai nastri di partenza ancora più forti: al fine di spaventare qualsiasi avversario e superare di slancio le cause di forza maggiore che creano, come nel caso contingente, un oggettivo disagio.