Dopo un inizio stentato, l’attaccante biancorosso vuole fortemente essere il trascinatore dei galletti anche in questo campionato
Con Cornacchini aveva racimolato solo 116 minuti e tanta amarezza. Dall’arrivo di Vivarini sembra invece essere diventato indispensabile. Simone Simeri quest’anno si può dire che abbia avuto una tripla trasformazione. In estate precario di lusso, poi riserva quasi inutilizzata, infine perfetto compagno d’attacco dell’inamovibile Antenucci.
E in effetti il tecnico abruzzese lo ha rivitalizzato nella forma, nella disciplina tattica e anche, piano piano, nella capacità realizzativa. Con lui in panchina Simeri, da titolare o da subentrante, non ne ha saltata una mettendo a segno quattro gol e due assist. Eppure la sua trasformazione l’aveva quasi annunciata: “Con lui mi si era chiusa una porta, con Vivarini mi si apre un portone”, dichiarò dopo la gara contro il Picerno. Una frecciata indiretta a Cornacchini in realtà, con il quale aveva avuto diversi battibecchi.
Dopo l’ottima stagione dello scorso anno (capocannoniere biancorosso in Serie D con 13 gol più 9 assist), Simeri ha rifiutato ogni offerta e ha voluto fortemente rimanere a Bari, nonostante la potenziale folta concorrenza in attacco. Partito a fari spenti in realtà Simeri, in questa formazione, è unico nel suo genere, un calciatore propenso al sacrificio, che non tira mai indietro la gamba e che, appena può, si fionda in area dando profondità all’azione offensiva lasciando, contemporaneamente, spazio ad Antenucci nell’allargarsi per lavorare negli spazi tra i difensori.
Da essere, allora, tra i probabili partenti nel mercato di gennaio, Simeri è diventato intoccabile e lui è deciso a volere Bari come il personale trampolino di lancio per una lunga carriera tra i professionisti. E allora, dopo essere stato il condottiero della promozione dalla Serie D alla Serie C, sta a lui dimostrare di poter trascinare il Bari in cadetteria.
simone tutta la vita siamo impazziti a questa città