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Awua: “Parlo poco ma in campo do tutto. L’affetto di Bari è indescrivibile”

Il centrocampista nigeriano dei galletti, arrivato nell’ultimo giorno di calciomercato, si racconta in una lunga intervista al sito ufficiale della società

È trascorso poco meno di un mese dall’arrivo a Bari di Theophilus Awua. Il giovanissimo centrocampista nigeriano è stato tesserato dai biancorossi nelle ultime ore della finestra di calciomercato estivo, prelevato in prestito dallo Spezia dell’ex direttore sportivo biancorosso. Non essendo un profilo particolarmente conosciuto, il suo arrivo è stato accolto con una certa diffidenza dall’ambiente biancorosso. Al primo scampolo di partita sul campo del Rieti, tuttavia, Awua ha spazzato i dubbi sfoderando una ventina di minuti di grande personalità. Impressioni confermate anche nelle successive presenze con la maglia biancorossa.

Se l’Awua calciatore inizia ad essere noto al grande pubblico, si sa ancora poco sul suo conto a livello personale. Per farsi conoscere meglio, Theo, come lo chiamano tutti, ha rilasciato una lunga intervista al sito ufficiale del Bari, in cui ha raccontato un interessante spaccato della sua storia. Una storia che inizia a oltre 5000 km di distanza da Bari, precisamente a Makurdi, cittadina fluviale di circa 350mila abitanti nello stato federale del Benue in Nigeria.

“Non andavo mai al fiume, l’acqua era troppo sporca – ricorda Awua -. Mio padre spesso mi veniva a prendere da scuola, ma io ero già in strada a giocare al pallone con gli amici, avevo sempre il pallone tra i piedi, ero bravo, mi divertivo tanto. Sono cresciuto con due sorelle e due fratelli, io sono il più piccolo, mi hanno sempre protetto”.

Il calcio scorre nelle sue vene di Awua sin da quando era un bambino, motivo per il quale non c’è voluto molto affinché qualcuno si accorgesse del suo talento: “Un giorno un osservatore mi ha chiesto se volessi fare un provino ad Abuja, per l’Accademia. Eravamo in 60 quella mattina. Ne presero 15 e io ero fra quelli. Ricordo di aver pensato di essere fortunato ma mi sentivo forte. Ho sempre desiderato giocare a calcio dedicando tutte le mie energie a questo sogno. Il calcio ha cambiato in positivo la mia vita e quella della mia famiglia”.

La famiglia ha un’importanza per il numero 14 biancorosso: “Ci sentiamo molto spesso. Mia mamma si preoccupa, mi chiede come vanno le cose. È felice di sapere che sto bene ma è pur sempre una mamma apprensiva. I miei genitori non sono ancora venuti a trovarmi in Italia, ma spero di portarli presto a visitare tutto il Paese, partendo da Milano, la mia città preferita ma sto scoprendo anche Bari. Ci sono posti incredibili”.

La scoperta della città, ad ogni modo, per Awua sta avvenendo in modo graduale visto che, nonostante la giovanissima età non esce moltissimo: “Dopo l’allenamento preferisco stare a casa. A volte ho nostalgia dell’Africa. Del mio Paese mi mancano la gente, la cultura e il cibo che è buonissimo. In Italia mi piace la carbonara, ma quanto mi manca il sugo nigeriano; non è pesante, molto speziato, io lo adoro”.

Nonostante un’indole taciturna, Awua in campo si trasforma e diventa un autentico lottatore, una caratteristica che lo ha immediatamente un beniamino agli occhi dei suoi nuovi sostenitori: “Tutti mi dicono che parlo poco, ma è il mio carattere; in campo so bene che devo dare tutto. Non posso descrivere le mie emozioni per l’affetto che la città di Bari mi sta regalando dal primo momento che sono arrivato; sono molto contento e ancor più motivato. Non me lo aspettavo davvero”.

Theo ricorda il suo esordio al San Nicola contro la Reggina: “Cerco sempre di dare il massimo, ma, ad essere sinceri, alla prima al ‘San Nicola’, avevo un pò di timore, tutta quella gente sugli spalti; dopo il fischio d’inizio tutto è diventato normale. Velocità e aggressività sono le doti che mi hanno permesso di arrivare fino a questo punto, ma so bene che devo migliorare in tutto, soprattutto nelle conclusioni a rete, nel tiro”. Il presente si chiama Bari ma Awua sogna in grande: “Il mio sogno? Credo sia comune a tutti i giovani calciatori, giocare in Serie A, magari in Champions e vincere un titolo importante; ma cominciamo a pensare a far bene qui, pensiamo a festeggiare al ‘San Nicola’, sarebbe bellissimo”.

 

 

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