
L’attaccante altamurano ricorda il momento in cui scelse di lasciare il capoluogo pugliese
Quarantanove gol e 150 presenze in cinque stagioni con la maglia del Bari, il record di marcature col club biancorosso in Serie B (46). Eppure Francesco Caputo evoca ricordi contrastanti per i supporter del galletto. L’attaccante altamurano, ora al Sassuolo, lasciò Bari nell’estate del 2015 dopo aver subito nei mesi precedenti una dura contestazione. Fischiato ogni volta che toccava palla Caputo pagò a caro prezzo, oltre che una serie di prestazioni opache e gravi errori sottoporta, anche il suo coinvolgimento nello scandalo del calcioscommesse.
“Era una situazione molto più grande di me – rammenta il calciatore in un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport – Ma io sapevo di essere innocente e quello a cui tenevo davvero era l’assoluzione nell’inchiesta penale, che arrivò puntuale già in primo grado rasserenandomi nel modo più assoluto. La giustizia sportiva è strutturata in modo tale che difendersi è difficile. E questo aspetto andrebbe rivisto, è un problema serio che genera rabbia e amarezza. Quell’ingiustizia mi ha dato una grande forza”.
Sulla fine della sua esperienza barese: “Ho fatto tanti gol, ma dopo la squalifica la società era cambiata e quando mi offrirono la fascia di capitano alcuni tifosi ipotizzarono che l’avessi voluta io. Capii che il rapporto si era rovinato e chiesi la cessione. Non provo rancore, solo dispiacere”.
