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Hubner: “Che ricordi Bari. Al San Nicola davamo l’anima per conquistare punti”

L’ex attaccante ricorda i biancorossi come antagonisti e avversari ostici da battere in quei campionati di un altro livello

È stato cannoniere delle tre categorie del calcio professionistico. L’unico nella storia insieme a Igor Protti. Ma Dario Hubner fa parte di quella categoria di calciatori che appartengono ad un calcio romantico che non esiste più. Così, l’ex attaccante di Cesena e Brescia, autore di ben 331 gol in carriera con 14 maglie diverse ricorda ai microfoni di Radio Selene il Bari con gli occhi dell’eterno avversario: “Bari è da sempre una piazza importante. – spiega Hubner – Una provinciale come noi che aveva le caratteristiche del Brescia, correva tanto. Ricordo che quando venivamo a Bari, allo stadio San Nicola, dovevamo dare l’anima per portare a casa punti. Non era facile per nessuno giocare a Bari perché era sempre una trasferta insidiosa per portare a casa punti. Lui come Protti? Io e Igor siamo gli unici due ad essere stati capocannonieri in tre categorie: secondo me potevamo giocare insieme anche per caratteristiche tecniche” 

Hubner fa parte di quella parte di giocatori che non ha mai avuto le caratteristiche per sfondare nelle grandi squadre ma che, numeri alla mano, se la poteva giocare con grandi calciatori: “L’anno in cui sono arrivato pari merito con Trezeguet è stato straordinario. – ricorda – Anche se è stato più importante raggiungere la salvezza con il Piacenza. Oggi se guardiamo alla maggior parte delle squadre sono tutti stranieri e fai fatica a fare gruppo. Bisogna sempre cercare di trovare allenatori giusti. Il calcio di 30 anni fa, poi, era di un livello più alto rispetto ad oggi anche se ultimamente la serie A ha alzato l’asticella. Anche in campo europeo cominciamo a farci notare”.

A Radio Selene, Hubner racconta del libro di Tiziano Marino sulla sua carriera “Mi chiamavano Tatanka. Io, il re operaio dei bomber di provincia”: “Non è stata mia l’idea, ma di Tiziano Marino che mi ha detto ‘Sei il mio idolo, la tua storia mi piace’. Poi, mi ha spiegato che avrebbe scritto una storia autentica sul mio percorso professionale e umano. Ho raccontato anche le storie di quando ero bambino e mi sono divertito”.

Rivedendo il suo percorso è legittimo affermare che un calciatore come Dario Hubner avrebbe potuto raccogliere di più in carriera, magari intraprendendo altri percorsi in altre squadre più blasonate: “Ma io sono felice anche se non sono mai arrivato in nazionale. Sono felicissimo comunque perché sono partito da lontano. Ma ecco, mi sarei aspettato una chiamata in una amichevole, non dico un europeo o un mondiale. Uno come me aveva piacere di fare anche solo una presenza. – ammette Hubner – Per esempio il mio debutto in serie A a San Siro, a 30 anni, con il gol vale tantissimo. È stato il coronamento di una carriera vissuta con la voglia di migliorare anno dopo anno. Ed è stata la chiusura di una ricorsa lunghissima. Giocare e segnare a segnare a San Siro con 85 mila persone presenti è stata una grandissima emozione. E di brutti momenti ho solo le retrocessioni. Quelli li vorrei tanto cancellare”.

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