Lo storico portiere biancorosso si racconta in una lunga intervista, ricordando i tempi sotto la gestione Conte e poi quella Ventura e ripartendo dopo il dramma del calcioscommesse
Recordman e uomo simbolo del Bari delle meraviglie, poi il giocattolo rotto del calcioscommesse. Ma Jean Francois Gillet porterà sempre Bari nel cuore, lui che in Puglia ha passato 11 anni della sua vita e della sua carriera. Su gianlucadimarzio.com si racconta, ripercorrendo tuta la sua carriera, dal volo con il Bari di Conte, al passaggio al Torino e poi al Bologna, fino al ritorno allo Standard Liegi.
“Potevamo diventare come l’Atalanta ma è emersa quella maledetta mentalità per cui una volta che raggiungi un obiettivo, puoi, come si dice, stare bbun. Non si è voluto costruire, provare a mettere il mattone successivo. E non si è sfruttato quell’enorme potenziale. La società era forte, si poteva fare davvero bene”, ha spiegato nell’intervista, ricordando i dettami rivoluzionari di Antonio Conte, prima, e di Gianpiero Ventura, poi.
I ricordi passano dalla “luce in mezzo al buio” del primo discorso di Conte alla squadra, quando Gillet stava pensando di andar via da Bari dopo l’ennesimo anno anonimo in B, fino all’esplosione dei compagni come Bonucci: “Ero sicuro sarebbe diventato una bestia. -racconta – gli davo la palla con l’uomo alle spalle e lui giocava sempre avanti. Aveva una grande personalità”.
Poi il ritorno allo Standard Liegi, a 40 anni dove il suo obiettivo è di restare nel calcio: “Avevo iniziato a studiare per il patentino da allenatore quando pensavo di smettere. Voglio provare, capire se riuscirò a essere me stesso anche in questo caso, o se non è per me. Voglio provare”.
Hai disonorato La Bari sportiva….non meriti considerazione ??
Chi ha sporcato la nostra maglia non merita considerazione.
Vero capitano
Perché il signor Matarrese vi doveva ritoccare gli stipendi del 30%