Dopo la gara del Massimino si sono riproposte con maggiore evidenza alcune criticità legate al reparto nevralgico del campo
Il Bari si è dovuto accontentare di tornare da Catania con un solo punto. La ‘partitissima’ con i siciliani è terminata in parità e per quanto deludente, il pareggio è un risultato che deve necessariamente star bene agli uomini di Vivarini. In più di una circostanza, infatti, il fortino biancorosso ha vacillato, resistendo oltre che per merito della retroguardia, anche grazie all’incredibile imprecisione sotto porta di Mazzarani e alla svista arbitrale di Marchetti che non ha sanzionato il mani di Awua in area di rigore.
Al di là dei singoli episodi, i galletti non hanno disputato la loro miglior partita stagionale al Massimino. Come lamentato da Vivarini nel post-gara, nel primo tempo il Bari ha giocato poco di squadra, senza dare continuità alle azioni offensive, patendo troppo spesso i ribaltamenti di fronte dei padroni di casa. Registrata la difesa, che continua a concedere pochissimo, le problematiche maggiori per i galletti sembrano essere concentrate proprio a centrocampo.
Nelle ultime due partite la mediana ha patito moltissimo l’assenza di Zaccaria Hamlili, costretto a fermarsi dopo il match vinto in casa con la Ternana (in cui era stato proprio lui ad aprire le marcature) a causa del numero complessivo di gialli rimediati nelle precedenti giornate di campionato. Scontato il turno di squalifica, tuttavia, Vivarini non ha potuto riavere a disposizione il numero 8 a causa di un problema muscolare.
All’infortunio di Hamlili vanno sommate le non perfette condizioni fisiche degli altri componenti della mediana biancorossa. Basti pensare a Manuel Scavone, reduce da un’annata travagliata (fu vittima di un brutto incidente al capo in Lecce-Ascoli dello scorso campionato di Serie B) e ancora non ancora al meglio della condizione. L’ex Parma – in dubbio alla vigilia – si è fermato dopo appena un quarto d’ora di gioco al Massimino, e il mister è stato costretto a schierare Michael Folorunsho, altro calciatore reduce da un periodo di lunga inattività a causa di un’operazione di lieve entità al ginocchio e il cui potenziale è ancora tutto da valutare.
Con un veterano come Raffaele Bianco a riposo precauzionale dopo i problemi accusati in seguito alla sfida col Catanzaro, oltre che sulla freschezza di Theo Awua (piacevole sorpresa di questa stagione), molte responsabilità sono state affidate ad Andrea Schiavone, considerato il centrocampista maggiormente dotato in rosa a livello tecnico e di visione. L’ex playmaker di Juve, Modena, Cesena e Venezia è tornato arruolabile a partire dal match con la Cavese dopo aver saltato quattro partite per un problema muscolare. Prima di allora era stato impiegato per uno scampolo di partita con la Sicula Leonzio e per tre quarti di match nel k.o. interno con la Viterbese, pagando anche il fatto di essere arrivato in ritardo in ritiro.
Titolare per 70 minuti ad Avellino, l’ex primavera bianconero, aveva giocato solo la mezz’ora finale di Bari-Catanzaro, ricevendo gli elogi di Vivarini che lo ha poi riproposto al Massimino. L’impressione, tuttavia, è che Schiavone ancora non sia riuscito a prendere per mano la squadra. Da comprendere se le ragioni di questo ‘atto mancato’ siano da ascrivere esclusivamente a una condizione fisica ancora non soddisfacente e alla mancanza di ritmo partita, o siano più un limite nella personalità del ragazzo.
Al netto delle precedenti considerazioni e di una condizione fisica che andrà ritrovata in fretta da parte di tutti gli interpreti (ad eccezione di Awua che pare essere l’unico davvero in forze del reparto), Vivarini dovrà trovare presto delle soluzioni per il suo centrocampo, poiché è nel cuore del campo che spesso si decidono le sorti degli incontri: dall’innesco delle punte, al filtro per proteggere la difesa. Se i correttivi apportati dal tecnico di Ari avranno effetto lo scopriremo solo col passare delle giornate. In caso contrario non ci sarà da meravigliarsi se la società dovesse tornare sul mercato a gennaio.
