Lunga intervista all’attaccante fiore all’occhiello del reparto offensivo biancorosso
Il nome di Mirco Antenucci è quello che più ha acceso la fantasia dei tifosi del Bari sin dal momento in cui sono incominciate a circolare le prime voci riguardo un suo possibile approdo nel capoluogo pugliese. L’entusiasmo è divenuto ancor più alto quando effettivamente l’attaccante molisano ha firmato un triennale con i galletti, diventando di fatto la stella dell’attacco a disposizione di Giovanni Cornacchini. Dai suoi piedi e dalle sue giocate, passano la maggior parte delle speranze di promozione del sodalizio biancorosso.
Il classe ’84 si è concesso ai microfoni del Corriere dello Sport per una lunga intervista, partendo dall’addio alla SPAL: “Qualcuno non ha voluto terminassi la mia carriera lì. Perché ho scelto il Bari? Perché è la società che mi ha voluto di più. Perché è una città dove la mia famiglia può vivere bene, un aspetto che non ho tralasciato nelle richieste che mi sono arrivate. Perché è una piazza che vive di calcio. Perché è un club che si vuole rilanciare. Perché è una sfida per me, per il presidente De Laurentiis e per tutti i ragazzi che ci sono qui”.
Antenucci è vicinissimo a raggiungere le 600 presenze da professionista alle quali si aggiungono 151 reti: “Sono contento, mi sento di poter dare ancora tanto, spero di riuscirci a Bari perché il nostro lavoro è bello soprattutto quando possiamo e riusciamo a regalare delle emozioni alla gente. Le 600 presenze sono un traguardo invidiabile ma il mio primo pensiero è di vivere una fantastica avventura col Bari. I trofei personali vengono per ultimi”.
Riguardo la posizione che preferisce occupare sul fronte offensivo Antenucci ha pochi dubbi: “Attaccante centrale o esterno? Preferisco muovermi da attaccante centrale. A inizio carriera ho fatto un po’ fatica a giocare nel mio ruolo poi con il passare degli anni ho trovato la giusta collocazione. Prima o seconda punta cambia poco”.
Capitolo allenatori, nello specifico quelli che lo hanno segnato di più: “Pillon e Tesser. Oltre che dal punto di vista calcistico, mi hanno dato tanto a livello umano, quello che più rimane. Anche Ventura è stato importante”. E Cornacchini? “Mi ha fatto subito una grande impressione, persona eccezionale, vera. Con un allenatore così puoi solo dare il cento per cento”.